L’inizio della Valnerina, i capolavori di archeologia industriale
INTRODUZIONE
La Valnerina è la suggestiva valle scavata dal fiume Nera.
Questo selvaggio corso d’acqua nasce nelle Marche, sui maestosi Monti Sibillini, e dopo aver attraversato gli aspri rilievi dell’Umbria sud-orientale, raggiunge la conca ternana per poi sfociare nel Tevere presso Orte.
La Valnerina è uno dei paesaggi più belli ed affascinanti della regione: il fiume corre limpido e spumeggiante lungo la valle stretta e tortuosa, circondata da alti monti e pareti scoscese costellate da paesini medievali, torri e mura merlate.
Questo primo itinerario si snoda per soli 3 km. nel breve tratto iniziale della valle, tra la città di Terni e la Cascata delle Marmore, che in seguito all’industrializzazione di fine Ottocento, fu interessato dalla costruzione della strada regionale S.R. N. 209 Valnerina e di innumerevoli opifici e strutture destinate allo sviluppo industriale della città.
ITINERARIO
Ancor prima di lasciare il B&B, vediamo già dalle finestre del casale, abbarbicato sulla cima di un masso calcareo, il paesino di Papigno, di origine medievale ma di assetto ottocentesco, poiché fu completamente ricostruito dopo un devastante terremoto nel 1785.
Una curiosità sono i tetti azzurri o “impolverati”, ancora in parte visibili, a causa della polvere inquinante prodotta nel secolo scorso dalla sottostante fabbrica di Carburo di Calcio.
Lasciato il casale, scendiamo verso valle per un breve tratto di strada di 800 mt, e passiamo in mezzo a due grandi edifici industriali parzialmente dimessi.
E’ la maestosa Centrale elettrica di Cervara, il primo impianto idroelettrico costruito per sfruttare le acque del fiume Nera. L’edificio più basso sulla sinistra è quello della prima centrale del 1903, poi utilizzato come mattatoio e ora come officina dell’Enel, quello alto sulla destra è l’impianto del 1906, oggi in disuso. A monte è situata la vasca di carico da cui partivano sette condotte forzate che alimentavano la centrale.
Attraversato il ponte sul fiume Nera, imbocchiamo verso destra la Valnerina (SS 209) e dopo soli 2 km, all’altezza del bivio per Papigno, rasentiamo il grande complesso di capannoni industriali, sede dal 1901 fino agli anni ’70, dello stabilimento elettrochimico “Società Italiana per il Carburo di Calcio”.
Rappresentano uno dei migliori esempi di archeologia industriale recuperata, dato che nel 1997 sono stati trasformati grazie all’opera del premio oscar Roberto Benigni, negli Studios cinematografici di Cinecittà 2. Qui sono stati girati i capolavori “La Vita è Bella”, “Pinocchio” e molte altre produzioni internazionali. Parte dei capannoni è utilizzata dal Centro Rafting Le Marmore.
Lungo la strada fino a poco tempo fa era possibile vedere ancora le scenografie del Paese dei balocchi, utilizzate per il film Pinocchio. Attualmente sono state spostate all’interno dei vecchi studios, in attesa di poter essere mostrate al pubblico.
Sempre sul lato destro della strada, nei pressi del ponte che porta a Papigno, sorge una piccola stazione, recentemente ristrutturata, che costituisce uno dei pochi resti della vecchia tranvia che collegava Terni al paese di Ferentillo. Realizzata tra il 1899 e il 1909, con i suoi 18 km di lunghezza, collegava tutti gli stabilimenti della valnerina tra loro e con la stazione di Terni. Restò in uso fino al 1960, contribuendo a diffondere la realtà industriale e operaia verso la Valnerina.
Prima di superare quest’incrocio alziamo gli occhi al cielo, e vedremo aggrappati ai lati dei due vecchi edifici industriali che si fronteggiano sui due lati della strada, i monconi di un enorme ponte metallico. Era la vecchia telfer, ovvero una teleferica in struttura di acciaio reticolare che scavalca la strada ed il corso del Nera, unendo due parti dello stabilimento. Fu tagliata e smontata nel 2018 poichè pericolante, in seguito alla paura causata dal crollo del ponte Morandi di Genova, ma le polemiche furono grandi poichè si trattava di un pregiato pezzo di archeologia indistriale di fine 1800. La struttura del ponte giace a terra poco più avanti sul lato sinistro della strada.
Superata questa memoria storica, possiamo osservare sulla destra l’impervio pendio del Monte S. Angelo, completamente scavato dalla grande cava di Monte S. Angelo, che con il suo calcare forniva materia prima agli impianti della Società Italiana per il Carburo di Calcio posti in Valnerina, e poi allo stabilimento della “Terni”. Tutta la montagna ai nostri occhi così impervia era un grande cantiere di lavoro. Impressionanti sono le fotografie che ritraggono operai in equilibrio sui vagoncini a cremagliera che risalivano i crinali.
Sulla cima del monte svetta la medievale Rocca di Monte S.Angelo, visibile anche dal nostro B&B, che costituì sempre un baluardo di Terni contro Rieti nelle secolari lotte per la regolamentazione della Cascata delle Marmore.
Ai piedi del monte risplende la bianca mole della stupenda Centrale elettrica di Galleto, costruita nel 1929 dall’architetto Cesare Bazzani. Attualmente ancora in piena attività, è stata ai tempi della sua inaugurazione, la centrale elettrica più grande d’Europa.
Proseguendo in direzione Cascata, passiamo sotto il modernissimo Ponte delle Marmore. L’immenso cavalcavia che scavalca Valnerina e fiume con un tratto rettilineo di 300 mt, sorretto da una sola arcata, alto 70 mt, è stato inaugurato nel dicembre 2013, e fa parte della superstrada Terni-Rieti.
Duecento metri avanti, troviamo uno slargo sulla destra dal quale, lasciando l’auto e percorrendo un breve sentiero a piedi, possiamo ammirare al di sotto della sede stradale, i resti dell’antico Ponte del Toro, considerato il più grande manufatto di età romana nel territorio ternano.
Riscoperto nel 1819, è un ponte ad una sola arcata, posto in una posizione obliqua rispetto all’attuale corso del fiume, segno che risale a tempi in cui l’alveo del Nera si trovava in una posizione diversa da quella odierna.
Secondo molti studiosi, questo ponte costruito con grossi blocchi regolari, deve considerarsi di epoca molto anteriore al taglio della Cascata, rappresentando perciò, anche il più antico manufatto del territorio ternano.
Percorriamo l’ultimo km di strada per raggiungere il termine del nostro primo itinerario, l’attrazione principale della regione, l’indescrivibile spettacolo della Cascata delle Marmore, considerata la più alta d’Europa.
Le acque spumeggianti, precipitando da un’altezza di 162 metri, danno luogo ad uno degli spettacoli più avvincenti della natura, tanto da essere candidata a divenire patrimonio dell’umanità.
Fu realizzata dal console M. Curio Dentato nel III sec a.C. realizzando un canale nella roccia per bonificare la sovrastante piana Reatina (cava curiana).
Da sempre esaltata da pittori come il Corot e da poeti come Lord Byron, è stata una delle mete più amate del Gran Tour.
Siamo qui al Belvedere inferiore, dove troviamo l’info point, l’area parcheggio e l’accesso al Parco, nel quale è attivo un centro documentazione ed un orto botanico.
Dall’info-point di piazzale Vasi, partono una serie di percorsi che conducono in prossimità del primo salto, tra cascatelle laterali, ponti di legno e una vegetazione fittissima. Quasi a metà tra il belvedere inferiore e quello superiore è possibile percorrere un tunnel pedonale che conduce al “Balcone degli innamorati”, a picco sopra il salto centrale, dove la Cascata può essere ammirata in tutta la sua impetuosità
Ristoranti, bar, venditori ambulanti di porchetta e cibi locali e un piccolo shopping center competano l’offerta di servizi ai turisti.
Sulla piana sovrastante si trova Marmore, il borgo da cui prende il nome la Cascata, punto di partenza ideale per l’escursione al Belvedere superiore. Si può raggiungere questo belvedere o a piedi, attraverso il sentiero n° 1 interno al parco, oppure in auto, tornando indietro fino al bivio per Papigno, salendo fino ad imboccare la strada 79 per Rieti, e risalendo la collina per 5 km fino a raggiungere il paese di Marmore.
Dall’info point del belvedere superiore, si accede al complesso di grotte della cascata, ed alla vicina area verde attrezzata per campeggio e pic nic chiamata “I Campacci”.