L’Alta Valnerina ed il Parco dei Sibillini
INTRODUZIONE
Il tratto di Valnerina che va da Macenano fino alla sorgente del Fiume Nera, presso Visso, nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, è denominata VALLE UMBRA-VALNERINA o Alta Valnerina.
Amministrativamente è un comprensorio di dieci comuni ricompresi nella provincia di Perugia: Cerreto di Spoleto, Cascia, Monteleone, Norcia, Poggiodomo, Preci, Scheggino, Sellano, Santa Anatolia, Vallo di Nera.
E’ questo un paesaggio aspro ed antico, caratterizzato da fortificazioni e da torri medievali, da potenti abbazie e da solitari eremi, dai piccoli paesi dal fascino incorrotto, in cui l’uomo, partecipe della realtà che lo circonda, ha rallentato il corso del tempo per pagare il suo omaggio ad una natura che mostra ancora aspetti di straordinaria e intatta bellezza.
Dai 2.476 m del Monte Vettore, al maestoso Pian Grande di Castelluccio, dalle gole del Nera all’aspra valle del Fiume Corno, dagli itinerari religiosi di S. Benedetto da Norcia e Santa Rita da Cascia, alla vecchia Ferrovia abbandonata Spoleto-Norcia, dalle coltivazioni di Zafferano al tartufo nero; ogni desiderio dello spirito o del corpo potrà essere soddisfatto percorrendo queste antiche terre.
ITINERARIO
Lasciamo alle nostre spalle il castello di Ferentillo, baluardo a protezione dell’abbazia di San Pietro in Valle, ed addentriamoci in quello che una volta era il Granducato di Spoleto.
Superato il bivio a sinistra per l’abbazia, e successivamente il paese di Macenano, da dove si imbocca il sentiero per il borgo abbandonato di Umbriano, già visto nell’itinerario 2, raggiungiamo dopo 3 km il bivio per Terria.
Terrìa è un sonnolento paesino arroccato su di una collina, con una serie di torrioni diroccati sui quali arrampicarsi, che ha ricevuto un nuovo impulso vitale da quando l’istituzione del Parco Fluviale del Nera, ha installato a valle del paese il Laboratorio Ittico di Terria: un osservatorio sugli ecosistemi acquatici, incentrato sulla preservazione della trota, regina dell’ecosistema acquatico del Nera.
Web: www.parcodelnera.it Mobile: +39 320 4315843
Superata Terrìa, entriamo in provincia di Perugia, e dopo circa 7 km ci appare sulla destra la possente cinta muraria, abbarbicata su un pendio roccioso, dello splendido Castello di Scheggino.
SCHEGGINO
Scheggino è zona di trote veraci e di tartufi di raffinata qualità, commercializzati dalla nota ditta Urbani, che ha allestito nella piazza principale, il Museo del Tartufo, visitabile gratuitamente insieme al punto vendita.
Le splendide Fonti di Valcasana che sgorgano a poca distanza dal paese sono un esempio dello spettacolo che la natura offre in queste zone.
Molto noti sono i ristoranti: Baciafemmine, Antica torre del Nera e la Locanda di Valcasana.
Hanno sede qui un altro dei molti centri rafting della Valnerina: il Centro Outdoor Pangea, e il parco avventura Activo Park.
Riprendiamo la Valnerina e dopo soli 3 km, giungiamo ad una grande rotonda. Da qui si innesta la nuova strada delle Tre Valli Umbre, che con un lungo tunnel di 4 km, ci consente di arrivare nella Valle Spoletina per raggiungere Spoleto in soli 10 minuti.
Ma restiamo in Valnerina e sostiamo brevemente sul piazzale che troviamo subito dopo lo svincolo a destra. Qui c’è un bar ed un ottimo alimentari ricco di prodotti tipici e carne fresca, che offre agli avventori gratuitamente l’uso di barbecue all’aperto con fuoco già pronto per fare le proprie grigliate in autonomia.
Siamo proprio sotto il castello di Sant’Anatolia di Narco, che domina la Valle fin dal XII secolo. Degne di nota la chiesa parrocchiale di Sant’Anatolia che contiene pregevoli affreschi del XIV secolo, la piccola chiesa di Santa Maria delle Grazie in stile rinascimentale, ed il convento di Santa Croce del XIII sec. Dal 2008 è attivo il bel Museo della Canapa, che ha sede nel cinquecentesco palazzo comunale.
VECCHIA FERROVIA SPOLETO-NORCIA
In questo punto della Valle, siamo nel bel mezzo del vecchio tracciato della ormai smantellata Ferrovia Spoleto-Norcia, chiamata anche La vecchia ferrovia.
Inaugurata nel 1926 e smantellata nel 1968, collegava Spoleto con Norcia percorrendo un primo tratto di montagna da Spoleto a S. Anatolia salendo fino a 970 m slm, e poi correndo in valle lungo il fiume, fino a Norcia, per un totale di 51 km.
Chiamata anche “il Gottardo dell’Umbria”, può definirsi una ferrovia alpina e rappresenta un piccolo gioiello di ingegneria ferroviaria: infatti lungo il percorso relativamente breve di 51 km vennero costruite ben 19 gallerie, con quella di valico nei pressi di Caprareccia di quasi 2 chilometri, 24 ponti e viadotti ingegneristicamente avveniristici e di grande pregio architettonico, con vari tratti di linea elicoidali, simili a quelli che si trovano spesso nelle ferrovie svizzere, e pendenze fino al 45 per mille nel tratto tra Spoleto e la valle del fiume Nera.
Oggi il tracciato è stato recuperato a fini turistici, messo in sicurezza, e può essere percorso quasi tutto a piedi, in mountain bike a cavallo o a dorso di muli. E’ uno splendido percorso che si snoda tra le gole e il letto del fiume Nera, attraversando valli e boschi ombrosi, che permette di godere della splendida natura di queste zone e di entrare in contatto con la ricca fauna ancora pulsante in questi luoghi: si possono infatti incontrare rapaci diurni come il gheppio, la poiana, l’aquila reale (che è stata vista nidificare qui), il lupo, il gatto selvatico e il pipistrello.
Le vecchie stazioni stanno diventando punti informativi per i turisti, e ci accompagneranno lungo il resto del cammino fino a Norcia. L’ex stazione di testa a Spoleto ospita oggi il Museo della Ferrovia Spoleto-Norcia. Da Spoleto si snoda anche la pista ciclabile Spoleto-Assisi, che con l’ex ferrovia per Norcia dovrebbe diventare un unico percorso di 115 km.
Dal punto dove siamo partono due tratti del percorso della vecchia ferrovia.
Il primo, percorribile per intero o divisibile in due tappe, inizia a S. Anatolia e sale fino alla stazione di Caprareccia (14 km, dislivello 340 mt. tempo di percorrenza 4h, difficoltà T/E) per poi ridiscendere fino a Spoleto (8 km, dislivello 260 mt. tempo di percorrenza 2h, difficoltà T).
Il secondo tratto corre lungo la valle del Nera e poi del fiume Corno, ed è divisibile in tre tappe: S. Anatolia-Borgo Cerreto (14 km, dislivello 70 mt. tempo di percorrenza 3,5h difficoltà T), Borgo Cerreto-Balza Tagliata (5 km, dislivello 80 mt. Tempo di percorrenza 1,5h difficoltà T), Serravalle-Norcia (6,5 km, dislivello 77 mt. tempo di percorrenza 1,5h difficoltà T).
Riprendiamo il nostro cammino lungo la Valnerina, lasciamoci sulla destra la ex-stazione di S. Anatolia convertita a centro informazioni ed ospitante un delizioso ristorantino, e prestiamo attenzione al sentiero bianco che corre parallelo sul lato destro della strada asfaltata: è il tracciato della ferrovia ormai privato delle vecchie rotaie.
CASTEL SAN FELICE
Dopo solo 1 km. di cammino, scorgiamo arroccato su di un colle il delizioso Castel San Felice. Ai piedi del castello sorge uno dei gioielli del Romanico Umbro che non si può mancare di visitare: l’Abbazia dei Santi Felice e Mauro.
Edificata nel 1190 su un edificio religioso preesistente, ha una splendida facciata adorna di mosaici cosmateschi romani, con un raro rosone a doppia corolla con i simboli evangelici, bifore e portale a doppia ghiera.
L`interno ad una sola navata con presbiterio sopraelevato, delimitato da plutei cosmateschi, è decorato con preziosi affreschi tardogotici tra cui un Cristo benedicente e Angeli del Maestro di Eggi. Sotto al presbiterio si apre la cripta, al centro della quale è conservato il sarcofago in pietra rosata contenente i resti di Felice, Mauro e la nutrice siriaca.
Riprendiamo la statale e dopo 3 km scorgiamo sulla sinistra la sagoma perfetta del borgo Vallo di Nera, annoverato nell’elenco dei borghi più belli d’Italia.
Il castello è interamente cinto da mura e da torri e conserva intatta la sua struttura urbanistica medievale, con stretti vicoli sormontati da archi. Si ricordano la Chiesa francescana di Santa Maria, che contiene affreschi di scuola giottesca tra cui la celebre “Processione dei Bianchi” dipinta da Cola di Pietro da Camerino nel 1401, e la parrocchiale di San Giovanni Battista con affreschi di Jacopo Siculo.
Continuiamo per altri 9 km, zigzagando in mezzo ad alti monti e ripide pareti rocciose, fino a giungere a Borgo Cerreto, sovrastato dalla terrazza a strapiombo sulla valle, di Cerreto di Spoleto. E’ questo un sito di grande importanza fin dall’epoca preromana e romana poiché qui correva il confine tra le antiche regioni della Sabina e dell`Umbria.
Possiamo da qui fare una piccola deviazione: attraversiamo il ponte sul Nera, ed imbocchiamo il tracciato della vecchia ferrovia; tornando indietro per circa 1,5 km, raggiungiamo un punto particolarmente suggestivo, all’interno in una dolce vallata col fiume scavalcato da due vecchi ponti e due gallerie.
Continuando invece lungo la statale per altri 1,5 km, arriviamo ad uno svincolo, dove si imbocca la strada che attraverso un alto viadotto ed un tunnel, prosegue verso Cascia e Norcia. E’ qui che dobbiamo lasciare la Valnerina per proseguire il nostro itinerario lungo la Valle del fiume Corno, ma prima di abbandonarla del tutto, saltiamo il bivio e proseguiamo per 1,5 km fino a raggiungere il paese di Triponzo.
Il nome del castello risale al latino Tripontium, luogo con “tre ponti”, e di interessante oltre ai “bagni” della sorgente termo-minerale sulfurea che è unica in Umbria (30 °C) e si trovano a circa 1,6 km a nord-ovest del paese, c’è da vedere l’impressionante burrone sul quale si affaccia il paese, il cosiddetto Orrido di Triponzo.
Ma la cosa più straordinaria da visitare, la troviamo a poche centinaia di metri dal borgo, dove nascosto da anni si apre uno dei luoghi oggi dimenticati più suggestivi dell’intera Umbria: ovvero la Gola della Balza Tagliata.
LA BALZA TAGLIATA
Appena usciti dal paese, si nota sulla destra un vecchio bivio stradale, attualmente chiuso, che immette su un ramo di strada lungo circa 2 km, percorribile oggi solo a piedi, che costeggia il fiume Corno ed anche il tracciato della vecchia ferrovia, fino a ricollegarsi con la attuale strada regionale per Norcia.
Fino ai primi anni ’80 era questa la strada principale per raggiungere Norcia, ma dopo il violento sisma del ’79 che devastò la Valnerina, a causa dell’elevato rischio di caduta massi che rese pericolosa la viabilità, fu realizzata la variante col viadotto e il tunnel che abbiamo incontrato poco prima di Triponzo, e questo piccolo tratto di strada fu abbandonato e cadde presto nell’oblio. Dopo più di trent’anni la vegetazione ha preso il sopravvento e ormai lascia poco spazio all’asfalto crepato dal tempo e dai terremoti, costellato dai massi precipitati dalle alte pareti rocciose.
Ci troviamo nella Gola della Balza tagliata, un luogo di stupefacente bellezza, con altissime pareti a picco sul torrente, dove passava la storica statale Nursina che, dall’epoca preromana fino alle metà del secolo XIX era l’unico “sentiero” capace di mettere in comunicazione l’area “Nursina” con la Valnerina.
Poiché c’è un punto dove la parete di roccia precipita così a “balzo” perpendicolarmente al fiume Corno che era impossibile passare, il Senato di Roma intorno all’88-85 a.C. fece realizzare un grande taglio nella parete al fine di ricavare nella roccia la sede stessa della strada. La realizzazione dell’opera fu ricordata con un’iscrizione che menziona i magistrati che curarono l’esecuzione della decisione del Senato romano, iscrizione tuttora visibile su una lapide scolpita nella roccia viva.
E’ questa la Balza Tagliata, capolavoro di ingegneria romana, semi-tunnel così stretto che laddove la mulattiera faceva la curva, erano state posizionate delle campanelle per avvisare gli eventuali viandanti provenienti dall’altro lato. Questo perché il sentiero non era sufficientemente largo per il transito contemporaneo di due muli e, se questo accadeva, uno dei due animali, veniva necessariamente gettato di sotto nel fiume. Onde evitare, si avvisava acusticamente per tempo, in modo da organizzarsi in anticipo. Forse qui nasceva il primo semaforo della storia.
Proprio di fronte alla Balza, è stata posizionato lo sbarramento a diga del fiume Corno, in corrispondenza dell’imbocco del tunnel idraulico Triponzo-Piediluco: una strepitosa opera di ingegneria idraulica, una galleria della lunghezza di circa 40 km, costruita nel triennio 1929-1931, che da qui porta le acque del fiume Corno fino al lago di Piediluco rimanendo in quota, e passando anche attraverso il ponte-viadotto di Rosciano, che abbiamo incontrato nell’itinerario 2.
Si può raggiungere questo luogo straordinario anche seguendo il percorso della vecchia ferrovia Spoleto Norcia, imboccandolo da borgo Cerreto o da Serravalle così da passare anche per la diruta stazione di Triponzo.
Lasciamo questo luogo quasi irreale e ritorniamo lungo la Valnerina fino allo svincolo per Cascia-Norcia. Scavalcato il Nera con un altissimo viadotto percorriamo il lungo tunnel che ci porta nella Valle del fiume Corno.
Subito dopo il tunnel, superiamo sulla sinistra l’altra uscita della gola della balza tagliata, e continuiamo per altri 6 km lungo questa valle stretta e tortuosa, con innumerevoli gallerie da attraversare, finchè giungiamo al paesino di Biselli.
LA STRETTA DI BISELLI
Qui, oltre ai ruderi della vecchia Biselli in alto sul costone roccioso, ed al Centro Rafting GAIA, possiamo andare alla scoperta del secondo luogo della Valnerina abbandonato e dimenticato dopo l’ampliamento della strada degli anni ’80, ovvero la “Stretta di Biselli”.
Invece di imboccare il moderno tunnel che fora dritto il colle di fronte, giriamo a destra e passiamogli intorno seguendo quella che era la vecchia strada, oggi ormai chiusa. Raggiungiamo in pochi metri l’imbocco del piccolo tunnel della vecchia statale, ora murato, che consentiva di scavalcare la vera e propria stretta di Biselli, ovvero un punto così stretto della valle che le pareti di roccia scendono nel torrente quasi a toccarsi.
Addentriamoci a piedi lungo il sentiero, troveremo anche l’imbocco del tunnel della vecchia ferrovia che incredibilmente passava sotto il tunnel della vecchia statale, tanto poco era lo spazio in questo punto, ed alla fine giungiamo su un antico ponticello che guada il fiume.
In epoca “pre-stradale”, prima ancora della realizzazione del traforo della vecchia statale, e prima ancora della realizzazione della ferrovia, l’orrida stretta era guadata da due ponticelli pedonali. Da un lato e dall’altro, c’era solo montagna.
Oggi il secondo ponte, quello in alto, non esiste più, se non come ricordo nelle foto d’epoca, ma se ne possono vedere i resti incastonati nella roccia. I due vecchi tunnel sono chiusi e il silenzio si è impadronito di nuovo di questo angolo di natura primordiale e indomita, dal fascino selvaggio ed incontaminato.
Riprendiamo la statale, e dopo due tunnel e 3 km di strada arriviamo a Serravalle.
Qui, dove ci accolgono un altro centro rafting e qualche negozio di prodotti tipici, la strada si biforca. Prima di raggiungere Norcia, possiamo fare una deviazione e girare a destra; in 15 minuti percorreremo i 12 km di curve che ci separano da Cascia.
CASCIA
Cascia è nota universalmente per essere la patria di Santa Rita, la suora, beatificata nel 1900, che visse tra il 1381 e il 1457, dispensatrice di grazie ed oggi nota in tutto il mondo.
Per fortuna la città non è stata eccessivamente danneggiata dal terremoto di Amatrice del 2016 ed è possibile visitarla in tranquillità.
Da vedere nella cittadina sono soprattutto i gioielli di architettura medievale: la Chiesa gotica di San Francesco, che colpisce per la bellezza del rosone e del suo portone ogivale, la Chiesa di S. Antonio Abate, originaria del 1400 ma ristrutturata e modificata in epoca barocca che all’interno presenta un ciclo di tele sulla storia della Santa, la longobarda Collegiata di Santa Maria nel cui interno possono essere ammirate notevoli opere d’arte come un Crocifisso ligneo del 1400. E’ di epoca gotica anche la Chiesa di S. Agostino, al cui interno si trovano stupendi esempi di affreschi di scuola umbra e perugina.
Di notevole interesse storico e religioso sono la Basilica e il monastero di S. Rita, veri e propri centri religiosi di fama mondiale.
Infine, Palazzo Carli, con il suo interno, è forse l’esempio più rappresentativo dell’architettura civile della città.
Merita un’escursione anche la vicina Roccaporena, a 7 km, luogo natale di Santa Rita, ricchissima di luoghi che ricordano la sua vita quali la Casa Natale, l’Orto del Miracolo e lo Scoglio della Preghiera.
Torniamo a Serravalle e proseguiamo il nostro itinerario verso Norcia. Ormai siamo alla fine del percorso, qui la valle si allarga, si scorgono in lontananza le vette innevate dei monti Sibillini, e dopo 6 km ci troviamo di fronte ad una delle porte che forano l’antica cerchia di bianche mura ancora intatte della Vetusta Nursia dei Romani.
NORCIA
La splendida città di Norcia, perla della Valnerina, purtroppo ha subito dei danni incalcolabili in seguito al tremendo terremoto del 30 Ottobre 2016, ed ha perduto irrimediabilmente molte delle opere d’arte che la rendevano unica.
Della chiesa gotica di San Benedetto è rimasta in piedi solo la facciata, e moltissimi sono gli edifici e le chiese danneggiate.
Nonostante ciò, la città conserva ancora il suo fascino, legato molto anche all’ambiente naturale nel quale è inserita, ed alla sua notevole tradizione eno-gastronomica.
Attualmente buona parte del centro storico è visitabile, e tutte le principali botteghe artigianali e le norcinerie sono state trasferite appena fuori le mura in un nuovo complesso commerciale.
Una volta giunti in città merita comunque una visita a quelle che sono le principali opere d’arte custodite tra le sue mura, anche se solo per contemplarne l’esterno.
Di primaria importanza è la gotica Chiesa San Benedetto, mentre del Duomo di epoca rinascimentale, della struttura originale resta poco perchè il restauro in epoca barocca ne ha cambiato lo stile architettonico. Altro notevole esempio di architettura rinascimentale, è la Castellina, una rocca a quattro lati realizzata dal Vignola, oggi sede del Museo Civico Diocesano e risparmiata dal terremoto.
Trecentesche, le chiese di S. Agostino, che merita una visita per il portale ogivale la cui lunetta reca in buono stato un affresco con Madonna con Bambino e S. Agostino, e quella di San Giovanni. Bella anche la Chiesa di San Francesco con il rosone che si apre sulla sua facciata.
Norcia ha dato i natali intorno al 500 d.C. a San Benedetto, patrono d’Europa e patriarca del monachesimo occidentale. La sua Regola, sintetizzata nella frase ormai celebre “Prega e Lavora”, riassume la tradizione monastica orientale adattandola con saggezza e discrezione al mondo latino, ed apre una via nuova alla civiltà europea dopo il declino di quella romana. Paolo VI lo proclamò patrono d’Europa (24 ottobre 1964).
A Norcia troviamo la Sibillini Adventure, un’associazione sportiva che organizza corsi di sopravvivenza, falconeria, orientamento e tiro con l’arco.
Una volta giunti fino a qui, non si può non addentrarci nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, zona montuosa con vette in grado di raggiungere e superare i 2000 metri di altezza.
I MONTI SIBILLINI E CASTELLUCCIO DI NORCIA
Prendiamo la strada per Castelluccio di Norcia – forche canapine, e dopo un breve tratto in pianura cominciamo ad arrampicarci sugli irti pendii della montagna. Dopo 20 km di salita, finalmente arriviamo ad un punto di valico. Dietro di noi la valle di Norcia e davanti a noi si spalanca lo spettacolare panorama del Pian Grande (circa 15 km quadrati), una immensa vallata al cui centro si eleva solitario su di una collinetta il delizioso paesino di Castelluccio di Norcia, noto per le omonime lenticchie e alcune specie rare di orchidee.
Nella tarda primavera (seconda metà di Giugno) l’altopiano è teatro di un particolare fenomeno naturale denominato “Fioritura”, dovuto appunto alla fioritura contemporanea di decine di specie floreali diverse che danno luogo ad un tappeto multicolore che ricopre tutta la valle.
Sulla nostra destra si erge maestoso il Monte Vettore (2476 mt.), sulle cui cime si trovano i Laghi di Pilato, due piccoli bacini lacustri dal livello variabile, alimentati dallo scioglimento nevoso delle cime del monte.
Molte sono le leggende che da tempi immemorabili si narrano intorno a questi luoghi, come l’origine del lago di Pilato, la grotta della Sibilla, il Guerin Meschino, le fate di Castelluccio.
Dopo aver goduto per un po’ di questo panorama mozzafiato, cominciamo la discesa a valle, che in 10 km, attraversando il pian grande e il Pian Perduto, ci porta nel cuore di Castelluccio di Norcia, dove potremo gustare tutti i piatti più tipici della ricca cucina Umbra. Lungo il liscio pendio del monte è da notare il particolare della sagoma dello stivale Italiano realizzato con gli alberi.
Purtroppo anche il borgo di Castelluccio (in verità di modesta valenza artistico-culturale) è stato distrutto dal terremoto, ma le attività commerciali sono state riaperte poco fuori il centro, e nulla è andato perso dello splendore e della maestosità di questo meraviglioso Parco.
A Castelluccio ha sede la Prodelta, storca scuola di parapendio, volo libero e deltaplano, presso la quale potrete provare l’ebbrezza di librarvi in un volo turistico sul Pian Grande.
Termina qui il nostro terzo itinerario lungo la Valnerina.
Per il ritorno possiamo ripercorrere a ritroso la stessa strada, oppure percorrendo all’incirca la medesima distanza, continuare da Castelluccio in direzione Visso, attraversando il delizioso castello di Castelsantangelo sul Nera, la suggestiva Visso, vicina alle sorgenti del Nera, e da qui riprendendo la Valnerina in direzione Terni.
E’ d’obbligo una deviazione di 5 km per andare a visitare Il Castello di Preci che nel XVI sec. ospitò un’importante scuola chirurgica, e la splendida Abbazia benedettina di S. Eutizio, realizzata tra il 900 e il 1300.